India

Popolazione: 1.276.267.000 ab. (2015).
Superficie: 3.287.263 km² .
Capitale: Nuova Delhi (21.753.487 ab. / 2011).
Moneta: Rupia indiana.
Lingua: Hindi, Inglese e altre 21 lingue a livello regionale.
Religione: La maggioranza della popolazione indiana è di religione induista (79,8%).
La seconda comunità religiosa è quella dei musulmani (14,23%). Sono presenti altre minoranze religiose: cristiani (2,30%), sikh (1,72%), buddhisti (0,70%), gianisti e  altre comunità religiose (bahai, ebrei e parsi).
La Repubblica dell’India è divenuta indipendente dalla Corona Britannica nel 1947, dopo un dominio di oltre un secolo. Poco prima dell’indipendenza, vaste aree del paese erano confluite nel nuovo stato autonomo del Pakistan. L’India è divenuta una repubblica nel 1950, e sin dalla sua fondazione si è caratterizzata come mosaico di religioni, etnie e gruppi tribali. L’inclusione di molteplici identità in un’unica realtà statale, ha contribuito nel tempo ad originare varie situazioni di conflitto armato.
Sul versante del conflitto inter-statale, l’India ha conosciuto sin dall’indipendenza una situazione di conflitto al confine con il Pakistan (Kashmir) e con la Cina. Il conflitto con il Pakistan ha conosciuto momenti di forte intensità bellica nel 1948, nel 1965, nel 1971 e nel 1999. Il conflitto di confine con la Cina è stato di minore intensità, raggiungendo livelli di guerra ad alta intensità soltanto nel 1962.
L’India è stata anche coinvolta in un conflitto con lo stato dello Hyderabad, che al momento dell’indipendenza non voleva essere incorporato nell’Unione Indiana, ma che nel 1948 fu costretto con la forza ad unirsi al nuovo stato.
Sul versante dei conflitti interni, l’India è stata colpita da numerose situazioni di guerra, soprattutto in quelle aree del paese caratterizzate dalla presenza di etnie e gruppi religiosi aspiranti all’autonomia dal governo centrale. Tali situazioni si sono verificate soprattutto nell’India del Nord Est, dove varie fazioni ribelli legate a gruppi tribali locali si sono rese protagoniste di azioni militari, negli stati dell’Assam, Tripura, Nagaland e Manipur. Anche il governo ha combattuto duramente contro i ribelli Sikh nel Punjab/Khalistan e altri gruppi ribelli nella zona del Kashmir, rivendicata dal Pakistan.
Per quello che si riferisce alle situazioni di conflitto mirate al controllo del potere politico centrale, il governo indiano si è confrontato soprattutto negli anni della Guerra Fredda, con varie fazioni comuniste, come l’MCC (Maoist Communist Centre), il PWG (People’s War Group) e il CPI-M (Communist Party of India-Maoist).
Anche le tensioni tra i numerosi gruppi etnici e religiosi hanno dato vita a vari conflitti. Tali conflitti si sono sviluppati soprattutto tra induisti e musulmani, ma anche tra gruppi tribali locali (ad esempio, tra etnie Assamesi e Bihari) o fazioni ribelli di diversa impostazione politico-ideologica (come ad esempio nel Nagaland).
I molteplici conflitti succedutisi in India sono stati caratterizzati da gravi violenze sui civili, perpetrate sia dal governo indiano che dalle varie fazioni armate coinvolte nel conflitto.
In termini di supporto logistico-militare a fronti esterni di guerra, il governo indiano è stato attore secondario nella guerra nell’East Pakistan (Bangladesh), quando questo paese si separò dal Pakistan. Nel corso degli anni 90, l’India ha anche fornito aiuto militare al governo singalese nella guerra contro le tigri Tamil.
Dal 2000, il PIL indiano è cresciuto superando il 10 %. Città come Mumbai, New Delhi e Calcutta hanno assunto l’aspetto di moderne metropoli.
L’India deve confrontarsi con due guerre interne, costate migliaia di vittime. La prima guerra è con i ribelli Naxaliti che si concentra nello Stato del Chhattisgarh. La seconda contro i movimenti indipendentisti attivi nelle “sette sorelle”, cioè sette stati che si trovano nel nord est del paese (Arunachal Pradesh, Manipur, Meghalaya, Mizoram, Nagaland, Tripura, Assam). La guerra contro i Naxaliti inizia nel 1967. Nel villaggio di Naxalbari, scoppia una rivolta di contadini contro i latifondisti locali. La rivolta si trasforma in un movimento rivoluzionario, impregnato dall’ideologia maoista, con riferimento all’idea  di rivoluzione rurale e “alla  lunga marcia delle campagne verso la capitale”.
Nel 2005, il governo del Chhattisgarh lancia una campagna anti-guerriglia chiamata Salwa Judum, un esercito che combatte contro i Naxaliti.
Gli indipendentisti del nord est vogliono l’autonomia delle province dell’India. Il governo indiano è accusato di sfruttare le risorse minerarie (giacimenti di petrolio, gas e minerali pregiati) della regione del nord est.
Il movimento naxalita è sostenuto da aiuti esteri tra i quali: il partito maoista nepalese, il partito maoista bhutanese, lo Sri Lanka e la Cina.
L’India rurale è stata teatro di contri a fuoco tra le forze di sicurezza e i maoisti in qualche remoto villaggio. Nel 2010, in una foresta del Chhattisgarh, 75 paramilitari sono stati uccisi in una imboscata da un gruppo di ribelli.
La rivolta armata condotta dal CPI-M (Communist Party of  India-Maoist), è il più grave conflitto presente in India, per estensione e intensità. Nel 2013, un gruppo di guerriglieri ha lanciato un attacco a Bastar contro un convoglio di dirigenti locali del Congress Party (partito che guida la maggioranza di centrosinistra al Governo dell’Unione Indiana). Tra le vittime c’è Mahendra Karma, fondatore della milizia anti-maoista chiamata “Salwa Judum”.

 

Per approfondire: