Liberia

Popolazione: 3.994.122 ab. (2012) (125º)
Superficie: 111.370 km²
Capitale: Monrovia (1,010,970[1] ab. / 2008)
Moneta: Dollaro liberiano
Lingua: Inglese
Religione: La religione maggiormente diffusa è quella cristiana (66% circa della popolazione, soprattutto protestanti), i musulmani sono il 15% circa, mentre il resto della popolazione è animista (19%)
Quella che attualmente si chiama Liberia era in precedenza conosciuta come Costa di Pepe.
Nel 1841 il governo USA diede al territorio il nome di Liberia, mise in vigoria una Costituzione elaborata a Harvard e nominò il primo governatore africano: Joseph J. Roberts.
Nel luglio 1847 un Congresso liberiano, che rappresentava solo gli espatriati nordamericani, decise l’indipendenza, con Roberts come presidente, una Costituzione e una bandiera simili a quelle degli Stati Uniti.
La stabilità politica fu scossa nel 1979, quando l’aumento del prezzo del riso provocò rivolte e manifestazioni. Un anno più tardi, il sergente Doe rovesciò il regime di Tolbert, che fu fucilato insieme agli altri rappresentanti del suo governo. Furono proscritti i partiti politici e fu sospesa la Costituzione.
Nel 1980 fu annunciato l’avvio di un processo di apertura democratica, seguito dalla firma del primo accordo con il FMI. Tra il 1980 e il 1989, il regime di Doe scongiurò nove tentativi di golpe. Nel 1985 furono indette le elezioni. Tra proscrizioni, denunce di brogli e incarcerazioni di leader dell’opposizione. Doe ottenne il 50.9%.
Nel settembre del 1990 il presidente Doe fu assassinato e nella confusa situazione che seguì, si proclamarono simultaneamente presidenti ad interim Johnso, Taylor, Amos Sawye e Raleigh Seekie.
Nel settembre 1991 nacque il Movimento Unito di Liberazione per la Democrazia, formato da seguaci di Doe. Nel luglio 1993 fu firmato un accordo a Ginevra, sotto gli auspici dell’ECOMOG e dell’ONU che aveva ostacolato le attività militari per mezzo di un embargo delle armi. I due principali gruppi armati e il governo provvisorio di Sawyer concordarono un cessate il fuoco entro sette mesi e l’indizione di elezioni generali. Nel marzo 1994 il Consiglio di Stato assunte il potere. Nel frattempo infuriarono i combattimenti tra gruppi armati rivali e con le truppe dell’ECOMOG. I negoziati proseguirono nel 1995, Taylor divenne membro del Consiglio di Stato e fu formato un nuovo governo. La guerra civile comincio nel 1996 con violenti combattimenti, in particolare a Monrovia. In settembre Perry divenne presidente del Consiglio di Stato con l’appoggio dell’ECOMOG.
Nel luglio del 1997 Taylor vinse le elezioni generali con il 75,3% dei voti. Nel gennaio 1999, il Ghana e la Nigeria accusarono la Liberia di sostenere il brutale Fronte Unito Rivoluzionario (RUF) della Sierra Leone. Nel dicembre 2000 le Nazioni Unite conclusero che Taylor forniva armi al RUF in cambio di diamanti rubati. Nel 2001 l’ONU impose un embargo sulla vendita delle armi alla Liberia e organizzò un boicottaggio dell’esportazione dei diamanti dal medesimo paese. All’inizio del 2002 si intensificò il conflitto tra il governo e il movimento ribelle Liberiani Uniti per la Riconciliazione e la Domocrazia (LURD). Nel marzo 2003 il LURD, che era a soli 10 km da Monrovia, chiese le dimissioni di Taylor. In giugno un tribunale della Sierra Leone accusò Taylor di crimini contro l’umanità ed emise un mandato internazionale di cattura. Taylor rifiutò di dimettersi e gli fu offerto un asilo garantito dal presidente nigeriano Obasanjo. L’11 agosto Taylor cedette il potere al vicepresidente Moses Blah e abbandonò la Liberia.
Nell’ottobre 2003 Gyude Bryant, un imprenditore considerato sufficientemente neutrale, fu nominato presidente del governo di transizione. Nel febbraio 2004 la comunità internazionale approvò l’invio di aiuti per quasi 500 milioni di dollari per la ricostruzione della Liberia dopo 24 anni di guerra civile. Nel giugno 2005 l’ONU vietò l’esportazione di diamanti dalla Liberia, la principale fonte di finanziamento della guerra. Un mese dopo nel paese si svolsero le prime elezioni dalla fine della guerra civile eleggendo così la prima donna presidente nella storia dell’Africa Johnson-Sirleaf. La Commissione per la Verità e la Riconciliazione fu istituita nel febbraio 2006 dalla presidente Sirleaf per investigare le flagranti violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, compresi massacri, stupri, omicidi, esecuzioni sommarie e crimini economici perpetrati tra il 1979 e il 2003. L’ex presidente Taylor venne estradato dalla Nigeria nell’aprile 2006 per rispondere dinanzi al tribunale di 17 imputazioni per crimini contro l’umanità.
Nell’ottobre 2011 seconde elezioni in cui viene rieletta il premio nobel Sirleaf.
Il 30 giugno 2016 l’ONU lascia la Liberia. Adesso spetta al governo la difesa dei civili.

 

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