Myanmar

Popolazione: 51 486 253 ab. (2014)
Superficie: 676 577 km²
Capitale: Naypyidaw  (1 160 242 ab. / 2014)
Moneta: Kyat birmano
Lingua: Birmano
Religione: 89% Buddhismo; 4% Islam; 4% Cristianesimo; Altri 2%; 1% Hinduismo

Dall’indipendenza dalla Gran Bretagna (1948) fino al 1989 il Myanmar era noto come Birmania. Tutt’ora, alcuni gruppi di opposizione preferiscono utilizzare il termine Birmania, in segno di protesta contro la giunta militare che ha stabilito il cambiamento di nome. Benché il paese sia stato governato sin dall’indipendenza da un sistema democratico parlamentare, i militari non hanno mai cessato la loro forte influenza.
Nel periodo 1958-1960 e 1962-2011, il paese visse sotto il dominio militare, nonostante il governo fosse formalmente strutturato in chiave socialista. Nel mese di marzo 2011, dopo una lunga “giunta militare provvisoria” (al potere dal 1988), il governo del paese passò in mano ai civili, anche se i militari continuano a disporre di una quota di membri del parlamento e degli organi di governo regionali.
Nel 1969, la Birmania rimase coinvolta in un breve conflitto interstatale con la Cina, in riferimento ad una disputa di confini. Internamente, il paese ha conosciuto lunghi periodi di violenza, che hanno mietuto vittime anche tra la popolazione civile. Già nel 1948, al momento dell’indipendenza, varie fazioni comuniste e di minoranza musulmana (i cosiddetti rohingyas), avevano lanciato azioni armate nella regione di Arakan. Il conflitto contro il governo è continuato ininterrotto fino al 1988, anno in cui si sciolse il CPB (Communist Party of Burma). Nel 1988, dopo una serie di violente repressioni studentesche, alcuni attivisti formarono l’ABSDF (All Burma Students Democratic Front), che si oppose al governo con ulteriori azioni di forza, soprattutto nel periodo 1990-1992 e nel corso del 1994.
Oltre alla lotta nella zona di Arakan, anche altre fazioni e gruppi etnici diedero vita, subito dopo l’indipendenza, ad una serie di rivolte armate. Il conflitto che si è protratto più a lungo è stato quello di Karen, anche se sono segnalabili ribellioni di antica origine a Mon, Kachin, Karenni, e nelle regioni di influenza Shan. Ulteriori situazioni di conflitto, solo parzialmente esauritesi nel corso degli anni, si sono verificate a Lahu, Wa and Kokang.

Nel periodo 1989-1995 furono sottoscritti un certo numero di accordi di “cessate il fuoco” tra il governo militare e i rappresentanti di varie minoranze etniche. Quasi tutti gli accordi siglati consentivano ai gruppi di mantenere le proprie armi e conservare il controllo del territorio.
Nel periodo 2009-2010, il governo provò ad incorporare tali gruppi nelle forze armate, nell’ambito di un programma di costituzione di una forza armata di confine (Border Guard Force Program). Alcuni gruppi accettarono l’offerta, mentre altri gruppi rifiutarono, riprendendo la lotta armata. Le relazioni tra i diversi gruppi ribelli si sono alternate nel corso degli anni, oscillando tra momenti ed episodi di alleanza strategica ed altri momenti di aperta ostilità. Tale situazione è stata in parte provocata dal governo, che aveva previsto come condizione per il cessate il fuoco e l’incorporazione militare la disponibilità degli ex-gruppi a ribelli ad essere coinvolti in azioni militari contro i gruppi che non avevano invece accettato l’offerta governativa di cessate il fuoco.
Tale situazione ha determinato nel tempo l’insorgenza di gravi situazioni di guerra interna, soprattutto tra il SSA-S (Shan State Army – South Command) contro l’UWSA (United Wa State Army) e il DKBA (Democratic Kayin Buddhist Army) contro il KNU (Karen National Union).  In tutto il periodo della giunta militare, gravi sono state le violazioni dei diritti umani e l’utilizzo della violenza contro le popolazioni civili.
Tra il 2005 e il 2006, il Myanmar è stato attore secondario del conflitto nella regione indiana del Nagaland, fornendo aiuto militare e supporto logistico alle basi ribelli nelle zone di confine. Nel 2008 vi è l’adozione della nuova Costituzione, che assegna un ruolo cruciale all’esercito. Nel novembre del 2010 le elezioni portarono alla nascita del nuovo Governo con la vittoria del partito dell’Unione della Solidarietà e Sviluppo sostenuto dalla ex giunta militare al potere da più di 50 anni. E’ comunque dal 2011 che i segnali una apertura democratica del Paese sono stati piuttosto evidenti e continui, dall’amnistia concessa da regime a numerosi prigionieri politici, ad alcuni cambiamenti della Costituzione che dovrebbero garantire maggiore libertà di stampa, alle aperture economiche e commerciali. Nel 2013 i monaci buddisti firmano un accordo con le comunità islamiche e cristiane. Precedentemente i monaci erano stati accusati di aver intascato le violenze contro i musulmani. Le elezioni del 2015 segnano un cambiamento decisivo del paese.

 

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