Perù

Popolazione: 31 151 643 ab. (2015).
Superficie: 1.285.220 km².
Capitale: Lima.
Moneta: Nuevo sol peruviano.
Lingua: spagnolo, quechua e aymara.
Religione: La religione principale è il cattolicesimo. In base al censimento del 2007, l’81,3% della popolazione maggiore di 12 anni si considera di fede cattolica, il 12,5% di fede evangelica, il 3,3% appartiene ad altre religioni e il restante 2,9% non lo specifica.
L’impero spagnolo conquista la regione nel XVI secolo stabilendo un Vicereame (distretto coloniale spagnolo), che comprende una buona parte delle colonie sudamericane.
Il 18 luglio del 1821, il generale Josè di San Martin entra a Lima e ne dichiara l’indipendenza. Nelle battaglie di Junin  e Ayachuco del 1824, le truppe spagnole vengono sconfitte e il Perù diventa politicamente indipendente a tutti gli effetti.
Le continue lotte tra l’oligarchia conservatrice e i liberali caratterizzano i primi anni di indipendenza. Nel 1827 si svolgono le guerre con la Colombia e con la Bolivia.
Il maresciallo Ramon Castillo governa il paese fra il 1845 e il 1862. Castilla dà forma al moderno stato peruviano, promulgandone la prima Costituzione e abolendo ufficialmente la schiavitù.
Nel 1864, la Spagna cerca di stabilire alcune enclave lungo la costa peruviane. Perù, Cile, Bolivia ed Ecuador si uniscono in guerra e respingono le truppe spagnole.
Agli inizi del XX secolo, viene avviato lo sfruttamento su grande scala del rame. Gli investitori stranieri sfruttano le riserve petrolifere, la canna da zucchero e il cotone delle regioni centrali e settentrionali del paese. In questo periodo nasce l’APRA (Alleanza popolare rivoluzionaria americana), partito di ispirazione marxista che riesce ad ottenere un vasto consenso popolare. L’APRA non riesce comunque ad arrivare al governo, a causa dei numerosi colpi di stato.
Nel 1968, un gruppo di militari guidati dal generale Juan Velasco Alvarado con l’ennesimo colpo di stato, obbligano alle dimissioni il presidente Fernando Belaùnde Terry.
Nel 1975, Velasco viene destituito dal suo primo ministro, il generale Francisco Morales Bermùdez. Nel 1978, vengono indette le elezioni politiche da Morales. L’APRA, la sinistra e il Partito Popolare Cristiano si ripartiscono in percentuali pressoché uguali i seggi dell’Assemblea costituente.
Nel 1984 nasce il Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (MRTA).
Nel 1985 il candidato dell’APRA, Alan Garcìa, vince le elezioni con il 46% dei voti. In questo anno il debito estero raggiunge i 14 miliardi di dollari. Allora Garcìa annuncia che avrebbe ridotto i pagamenti al 10% del reddito annuale da esportazione e avrebbe trattato direttamente con i creditori. Conclude il mandato tra accuse i corruzione e abbandona il paese in piena crisi, con un’iperinflazione del 7.600% all’anno.
Nel 1989, Alberto Fujimori vince le elezioni presidenziali con il 56,4% dei voti. Fujimori applica un severo piano anti-inflazionistico e, privo di sostegno parlamentare, inizia a governare per decreto. Nel 1992, attua un colpo di stato affermando che il Parlamento è corrotto e inefficiente.
All’inizio del 1995, il Perù e l’Ecuador si scontrano in una guerra non dichiarata presso il confine comune costituito dalla Cordigliera del Condor. Dopo tre anni, il Perù e l’Ecuador concordano un trattato di pace a partire da un nuovo tracciato dei confini proposto dai paesi garanti: Argentina, Cile, Brasile e gli Stati Uniti.
Dopo Fujimori, entra in carica l’economista Alejandro Toledo nel 2001. Toledo prende le redini di un paese con forti debiti, problemi fiscali e una grave recessione e il 54% della popolazione in condizioni di povertà.
Nel 2005, la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Vita senza Droga riferisce che in Perù i cartelli della droga guadagnano circa 7 miliardi di dollari all’ anno, cifra pari al 50% del bilancio nazionale. Il 90% della coca coltivata è destinata al commercio illegale della droga.
Fujimori, accusato di corruzione e violazione dei diritti umani, viene arrestato nel 2005 in Cile e Lima ne chiede l’estradizione.
Nel 2006 Fujimori cerca invano di candidarsi alle elezioni presidenziali, in cui sua figlia Keiko viene eletta in Parlamento dopo aver ottenuto un considerevole numero di voti. Le presidenziali di questo anno vengono vinte al ballottaggio dal candidato dell’APRA Alan Garcìa.