Repubblica Democratica del Congo

Popolazione: 61.173.695
Deriva da alcuni dei principali gruppi etnici africani: l’africano occidentale nel nord-ovest, il nilo-camitico nel nord-est, mentre una minoranza pigmea vive nella regione centro-orientale. Ci sono più di 200 gruppi etnici, tra i quali: luba (18%), mongo (13,5%), rwanda (10,3%), azande (6,1%), bangi e ngale (5,8%), rundi (3,8%), teke (2,7%), boa (2,3%), chokwe (1,8%), lugbara (1,6%), banda (1,4%) e altri (16,6%).
Superficie: 2.344.860 Kmq
Capitale: Kinshasa, 5.227.000 ab. (2003).
Moneta: Nuovo zaire
Lingua: Francese (ufficiale). Le lingue locali maggiormente diffuse sono: swahili, shiluba, kikongo e lingala (lingua ufficiale dell’esercito).
Religione: È difficile precisare le religioni praticate a causa del forte sincretismo religioso. C’è un’ampia fetta di popolazione cristiana, in maggioranza cattolica (fra il 41 e il 50%); una minoranza musulmana (fra l’1,2% e il 10%), e molte pratiche religiose tradizionali; i protestanti sono circa il 32%.

Governo: Joseph Kabila è presidente della Repubblica dal gennaio del 2001. C’è un Senato provvisorio con 120 membri incaricati ed anche un’Assemblea Nazionale provvisoria di 500 membri.

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) è vista da molti come la quintessenza del collasso di uno stato, tormentato da conflitti di varia intensità e complessità, a diversi livelli territoriali. Le fazioni ribelli combattono il governo; si combattono poi tra di loro; attaccano i civili e sono a loro volta oggetto di infiltrazioni.

Non va dimenticato che l’intera regione è ricca di risorse naturali, e ciò ha determinato il prolungamento dei conflitti.
La RDC ha conquistato la sua indipendenza dal Belgio il 30 giugno 1960. Il paese ha tuttavia continuato a subire la pesante eredità del colonialismo, con elevati livelli di violenza interna e ripetute violazioni dei diritti umani.
Sin dalla sua indipendenza il paese è stato tormentato a più riperse da forti conflitti interni.
Subito dopo la proclamazione di indipendenza due province del Congo, Katanga e Sud Kasai, dichiararono unilateralmente la propria sovranità, dando luogo ad un conflitto armato che finì nel 1962, quando i Caschi Blu riuscirono a riacquistare il controllo dei territori contesi.
Nel 1963, quando il parlamento fu sciolto, si aprì la strada di una nuova ribellione.
Nel 1964-65 il CNL (Conseil national de liberation; Consiglio Nazionale di Liberazione), conosciuto anche con il nome di Simbas, mosse guerra al governo nazionale nella part est del paese. Nel settembre del 1964, la ribellione giunse a controllare quasi la metà del territorio nazionale e proclamò un governo rivoluzionario indipendente, con sede a Stanleyville. Nel periodo gennaio-giugno 1965, i ribelli giunsero a perdere quasi la metà di tutti i territori conquistati. Nel 1967, milizie ribelli con base in Rwanda provarono di nuovo a rovesciare il governo congolese, senza riuscire nell’impresa.
Nel marzo 1977, il FLNC (Front de libération nationale congolais, Fronte di Liberazione Nazionale Congolese) avviò un operazione militare dall’Angola, con lo scopo di rovesciare il regime del presidente Mobutu. Il gruppo di ribelli riuscì a prendere il controllo di alcuni territori nella zona dello Shaba (Katanga), ma dopo aver inutilmente chiesto un supporto internazionale, l’FNLC fu respinto in Angola. L’insurrezione si ripeté con lo stesso meccanismo nel 1978. A differenza del passato, gli Stati Uniti intervennero nel conflitto, aviotrasportando truppe francesi e belghe in Zaire, con lo scopo dichiarato di proteggere la “popolazione bianca”, ma ottenendo in realtà il risultato di ricacciare nuovamente indietro le forze del FLNC.
Nel periodo 1996-1997 un ribellione armata guidata dall’AFDL (Alliance des forces démocratiques pour la libération du Congo, Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione del Congo), appoggiata dal Rwanda e dall’Uganda, riuscì a rovesciare il Presidente Mobutu (maggio 1997), instaurando un nuovo governo.
Tale nuova entità fu quasi subito coinvolta in un’altra guerra, questa volta contro l’RCD (Rassemblement congolais pour la démocratie, Unione Congolese per la Democrazia) e il MLC (Mouvement de libération congolais, Movimento di Liberazione Congolese). Questo conflitto, conosciuto anche con il nome di Prima Guerra Mondiale Africana, ha coinvolto attivamente almeno sette diversi paesi africani. Dopo anni di negoziati, le parti in Guerra giunsero nel 2003 ad un accordo di pace, a cui seguirono nel 2006 le prime elezioni democratiche in 40 anni di vita del paese.
La successiva fase di guerra è esplosa subito dopo le elezioni del 2006. Il CNDP (Congrès National pour la Défense du Peuple, Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo), credendo di essere sostenuto in tale azione dal Rwanda, avviò nuove operazioni militari contro il governo. Dopo un primo accordo di cessazione delle ostilità (23 marzo 2009), nel 2012 una nuova forza di opposizione, il cosiddetto M23, lamentando il ritardo nella implementazione governativa degli accordi di pace, avviò a sua volta un’azione armata contro il governo congolese.
Scontri interni e perdite civili sono state molto frequenti nel corso di tutto il conflitto, specialmente nella regione del Kivu, nello Ituri e nel Katanga.
Nel Kivu una lotta a dimensione locale ha coinvolto gli “stranieri” e le tribù autoctone. All’inizio del 2000, nella zona dello Ituri, il conflitto tra i gruppi etnici dei Hema e dei Lendu ha portato a imponenti massacri. Nel Katanga, le tensioni hanno messo a confronto militare gli “Originaires” (nativi) e i “Non-Originaires” (non nativi).
Tutti gli attori coinvolti in tali conflitti hanno fatto uso di violenza contro obiettivi civili.

Inoltre, la RDC è stata attore secondario nel conflitto interno nel confinante Rwanda.