Uganda

Popolazione: 34.758.809 ab. (2013).
Superficie: 241.038 km².
Capitale: Kampala (1.208.544 ab. / 2002).
Moneta: scellino ugandese.
Lingua: inglese e swahili.
Religione:  Circa l’85% della popolazione è di religione cristiana; fra questi i due gruppi più numerosi sono i cattolici (45 %) e gli anglicani (35%). Il 12% degli ugandesi sono musulmani sunniti. Il 2% della popolazione professa religioni tradizionali africane, mentre le altre confessioni non cristiane, che assommano allo 0,7%, comprendono soprattutto induisti.
L’Uganda nel 1888 è posta sotto il controllo della Compagnia britannica dell’Africa Orientale. Nel 1894, l’Uganda diventa un protettorato britannico.
Nel 1962, il movimento di decolonizzazione porta all’indipendenza dell’Uganda. Il kazaka Mutesa II di Buganda diviene il primo presidente della nuova repubblica. Viene nominato primo ministro Milton Obote.
Nel 1965 Obote, con la modifica della Costituzione, assume maggiori poteri ed elimina la divisione federale nei sottoregni tradizionali imposta dagli inglesi. Adotta una linea politica favorevole ai ceti più poveri e affronta la popolazione indiana, una minoranza che detiene una buona parte delle attività commerciali del paese.
Nel 1971, Obote viene deposto da un violento colpo di stato guidato dall’ex sergente Idi Amin Dada. L’economia del paese è in piena crisi e Amin ordina l’espulzione in massa degli indiani e si proclama presidente a vita. Nel 1978, Amin provoca un incidente diplomatico con la Tanzania annettendosi un’ ampia zona di questo paese. La guerra costringe il Presidente a fuggire da Kampala dopo un’offensiva delle truppe della Tanzania e dei militanti dell’opposizione riuniti nel Fronte Nazionale di Liberazione dell’Uganda (FNLU). Il nuovo potere è rappresentato dal Consiglio nazionale consultivo presieduto da Yusuf Lule, un professore universitario di tendenze conservatrici e privo di esperienza politica. Dopo un breve periodo, Lule viene sostituito da Godfrey Binaisa.
Nel 1983, Obote viene rieletto presidente e il numero di seggi del suo partito sale a 90 contro i 35 del Partito Democratico. Il governo lanca grandi offensive contro le principali postazioni dell’Esercito di Resistenza Nazionale (NRA), contro il Fronte di Salvezza Nazionale dell’Uganda (UNRF) e il Movimento Federale Democratico (EDEMU).
Nel 1985, un colpo di stato guidato dal generale Bazilio Olara Okello mette fine la governo di Obote. L’Esercito di Resistenza Nazionale occupa la capitale Kampala e nel 1986 Okello viene sconfitto. Il leader dell’esercito, Yoweri Museveni, assume l’incarico di presidente. Museveni deve ricostruire un paese lacerato da una serie di regimi autoritari che hanno portato morti, profughi e incalcolabili danni materiali. Nel 1987, il debito estero dell’Uganda sfiora i 1.200 milioni di dollari.
Alla fine degli anni 90, Museveni viene rieletto sconfiggendo gli avversari Paul Semogerere e Muhammad Mayanja. Le riforme economiche attuate da Museveni consentono all’Uganda di situarsi al primo posto nel progetto di assistenza nei confronti di 20 paesi debitori elaborato dalla Banca Mondiale per il 1997. Ciò nonostante, metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
Durante il Forum Africano per lo Sviluppo 2000, Museveni riferisce le statistiche allarmanti sull’epidemia nell’Africa Subsahariana. Circa 25 milioni di persone risultano sieropositive. In Uganda, grazie a una campagna di informazione chiamata “Amare con attenzione”, il governo riesce a ridurre l’epidemia.
Il 29 giugno 2000 (secondo quanto previsto dalla Costituzione del 1995) si svolge il referendum sulla possibilità di realizzare il sistema pluripartitico. Durante la campagna referendaria, la formula della “democrazia senza partiti” difesa da Museveni viene sostenuta dall’80% dei votanti (il 50% degli aventi diritto).
Nel 2002 l’Uganda firma un accordo con il Sudan per combattere l’Esercito di Resistenza del Signore (LRA), un gruppo di fanatici guidato dal “profeta” Joseph Kony.
In un referendum svoltosi nel 2005, gli ugandesi votano a favore del ritorno del multipartitismo.
Nel 2006 il consiglio esecutivo della Banca Mondiale dà il “via libera” alla cancellazione del debito di 13 paesi africani, tra i quali l’Uganda.
La crescita economica si è attestata intorno al 15% e nel 2009 non va al di sotto del 5%, nonostante gli effetti della crisi internazionale. Tale crescita ha portato miglioramenti nella vita politica, nei sistemi sanitari e nello sviluppo del sistema scolastico.
Nel 2010, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) denuncia la “campagna di terrore” da parte dei ribelli ugandesi del Lord’s Resistance Army contro i civili nella Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan. Dal 2008, i ribelli hanno assassinato 2 mila persone, ne hanno rapite oltre 2600 e hanno causato 400 mila sfollati.
Dal 2013, gli Stati Uniti sono una forte presenza sul piano militare in Uganda. Le forze USA, con l’aiuto delle truppe Sud Sudanesi, hanno scovato il nascondiglio di Joseph Kony, capo del Lord’s Resistance Army. Su Kony pende una taglia da 5 milioni di dollari e il Tribunale Internazionale lo insegue con una mandato di cattura per crimini di guerra e contro l’umanità.
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