Emergenza covid-19: Papa Francesco chiede cessate il fuoco globale

«Nei giorni scorsi, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per un “cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”, richiamando l’attuale emergenza per il COVID-19, che non conosce frontiere. Un appello al cessate il fuoco totale. Mi associo a quanti hanno accolto questo appello ed invito tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilità bellica, favorendo la creazione di corridoi per l’aiuto umanitario, l’apertura alla diplomazia, l’attenzione a chi si trova in situazione di più grande vulnerabilità», così papa Francesco nell'Angelus di domenica 29 marzo 2020.

«L’impegno congiunto contro la pandemia – ha proseguito il Pontefice -, possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri di un’unica famiglia. In particolare, susciti nei responsabili delle Nazioni e nelle altre parti in causa un rinnovato impegno al superamento delle rivalità.  I conflitti non si risolvono attraverso la guerra! È necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace».

Intanto Pax Christi Italia ricorda come «il Decreto Nuove misure per l’emergenza coronavirus chiede un sacrificio molto grande non solamente ai cittadini e alla famiglie, ma anche alle aziende. Le aziende dell’Economia civile aderiscono con grande serietà al fermo delle loro attività e si stanno attivando in ogni modo per riuscire a salvaguardare la salute dei lavoratori e della cittadinanza.

A fronte di un impegno diffuso e sofferto e del costo economico che tante aziende dovranno pagare nei prossimi mesi, come portavoci di un tessuto sano di imprese civili e sociali, constatiamo che l’industria incivile delle armi potrà invece continuare a lavorare anche in questo momento drammatico. Come si legge nel Decreto, sono infatti “consentite le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale, previa autorizzazione del Prefetto della provincia ove sono ubicate le attività produttive”. Ci pare un pessimo segnale, che denunciamo con forza».