Giovanni Crisostomo (344- 407)


“Pace a tutti!”

 
Ogni fedele ha un angelo, poiché fin dall’inizio ogni uomo onorato aveva un angelo, come dice Giacobbe: L’angelo che mi educa e che mi difende nella mia giovinezza (Gen 48,16). Se dunque abbiamo degli angeli, comportiamoci con cautela, quasi ci stessero vicino dei pedagoghi; anche il demonio, del resto, ci sta vicino. Per questo noi preghiamo e supplichiamo a gran voce l’angelo della pace, e in ogni luogo chiediamo la pace: nulla la uguaglia! Nelle chiese, nelle suppliche, nei saluti invochiamo la pace, e una, e due, e tre volte, continuamente colui che presiede alla Chiesa [il vescovo] la augura con le parole “Pace a voi”. E perché? Perché è la madre di tutti i beni e il fondamento della gioia. Per questo motivo anche il Cristo comandò agli apostoli che, entrando nelle case, rivolgessero subito questo saluto, quasi simbolo di ogni bene: Entrando nelle case, dice infatti, dite: La pace sia con voi (Lc 10,5). Perché dove è assente, tutto è vano. Disse inoltre ai discepoli: Vi lascio la pace, vi do la mia pace (Gv 14,27). Perché la pace predispone la via all’amore. Anzi, chi presiede alla Chiesa non dice solo: “Pace a voi”, ma: “Pace a tutti”. Cosa giova infatti se con uno siamo in pace e con un altro siamo in contesa, in guerra? Che guadagno c’è? Anche nel corpo se qualche elemento è in pace e qualche altro in subbuglio, non è possibile che vi sia la salute, ma solo nell’ordine, nella concordia e nella pace di tutti gli elementi; se non tutti sono tranquilli e restano nei propri termini precisi, tutto ne è sconvolto. E così nella nostra mente, se non tutti i nostri pensieri sono tranquilli, non vi è pace. La pace è un bene così grande, che vengono chiamati figli di Dio coloro che la operano e la diffondono (cf. Mt 5,9), ed è evidente. Anche il Figlio di Dio è venuto per questo sulla terra, per stabilire la pace sia in terra, sia in cielo (cf. Col 1,20). Se chi opera la pace è figlio di Dio, chi opera sconvolgimenti è figlio del diavolo. “Ma che dici? Tiri fuori liti e guerre? Ma chi è tanto infelice?” si dice. Eppure ci sono molti che gioiscono del male, che lacerano il corpo di Cristo più dei soldati che lo trafissero con la lancia o dei giudei che lo ferirono con i chiodi. Quello fu un male minore: quelle membra lacerate furono ricomposte. Invece queste membra una volta separate, se non gli si ricongiungono, non gli si ricongiungeranno mai più, ma resteranno al di fuori della sua pienezza. Quando vuoi far guerra al fratello, rifletti che fai guerra alle membra di Cristo, e cessa da tale pazzia. Ma che, se è abbietto, se è meschino? Ma che, se è una persona di nessun conto? Non è volontà del Padre mio, è detto, che perisca uno solo di questi piccoli (Mt 18,14), e ancora: I loro angeli contemplano incessantemente il volto del Padre mio che è nei cieli (Mt 18,10). Dio per lui si è fatto schiavo e si è lasciato uccidere; e tu ritieni che non valga nulla? Non ti opponi anche così a Dio, sputando sentenze diverse dalle sue? Quando colui che presiede alla Chiesa entra, subito dice: “Pace a tutti”; quando predica: “Pace a tutti”; quando benedice: “Pace a tutti”; quando esorta a scambiarci il segno di pace: “Pace a tutti”; quando il sacrificio è terminato: “Pace a tutti”, e durante il sacrificio ancora: “Grazia a voi e pace”. Non è dunque assurdo se noi, che tante volte ascoltiamo l’invito alla pace, ci combattiamo a vicenda? Noi che riceviamo e rendiamo il segno di pace, combattiamo colui che ce lo rivolge! Tu gli rispondi: “E col tuo spirito”, e fuori lo calunni? Ahimè! Le cerimonie più sante della Chiesa sono diventate semplici formalità esteriori e non hanno più nessuna realtà! Ahimè! La parola d’ordine di questo esercito è rimasta una semplice parola! Perciò non sapete neppure per qual motivo si dica: “Pace a tutti”. Ascoltate dunque subito che cosa dice Cristo: Giungendo a una città o a un villaggio, entrando nella casa, salutatela, e se la casa ne sarà degna, venga la vostra pace su di essa; se invece non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi (Mt 10,11). Per questo non comprendiamo niente quando riteniamo ciò semplici formalità e non le accompagniamo con la nostra mente. Sono forse io che do la pace? È Cristo che si degna di parlare tramite noi.
 
(Crisostomo Giovanni, Commento alla lettera ai Colossesi, 3,4)
 

  
Il vincolo della pace
 
Paolo vuole che i cristiani siano legati l’uno all’altro, e non solo che vivano in pace e non solo che si amino, ma che tutti siano un’anima sola. È bello questo vincolo: da questo vincolo veniamo legati a vicenda e con Dio. Non tormenta, non stringe la mani avvinte questo legame, ma le lascia libere e le fa spaziare in un ampio ambito, che rende più sicuri di coloro che sono liberi. Chi è forte ed è legato a un debole, lo sorregge e non gli permette di venire meno; e anche se fosse avvinto a un pigro, lo eccita con più forza. Infatti il fratello aiutato dal fratello, dice la Scrittura, è come una città fortificata (Pr 18,19). Questa catena non può essere ostacolata né dalla distanza né dal cielo né dalla terra né dalla morte né da null’altro, ma a tutto è superiore e di tutto è più forte; essa, nata da una sola anima, può avvincere molti assieme. Ascolta dunque Paolo che dice: Davvero non siete allo stretto in noi, ma nelle vostre viscere, sì, siete ristretti! Dilatatevi anche voi! (2Cor 6,12-13). Ma che cosa può distruggere questo legame? L’amore delle ricchezze, del potere, della gloria e di altre realtà simili; lo allenta e lo spezza. Ma che fare, perché non venga rotto? Se vengono tolti di mezzo questi impedimenti e se ciò che distrugge l’amore non reca nessun disturbo. Ascolta il Cristo che dice: Quando sovrabbonderà l’iniquità, si raffredderà l’amore dei più (Mt 24,12). Nulla è così contrario all’amore come il peccato, e non parlo dell’amore verso Dio, ma anche di quello verso il prossimo. “Perché dunque i malviventi sono in pace tra di loro” mi si dice. Ma quando? dimmi, lo sono? Certo, quando non si comportano da malviventi. Infatti, se verso quelli con cui dividono il bottino non osservano la legge della giustizia, se a ciascuno non viene dato ciò che è giusto, troverai anche tra di loro contesa e guerra. Così tra i cattivi non si può trovare la pace; e invece la si può trovare ovunque dove si vive nella giustizia e nella virtù. Ma che? I rivali vivono in pace? Certamente no. Ma di chi vuoi ch’io parli? L’avaro non sarà mai in pace con l’avaro: se non ci fossero in mezzo tra di loro i giusti e i mansueti da loro angariati, la loro stirpe si farebbe a pezzi. Come due fiere crudelmente affamate si sbranerebbero a vicenda se non vi fosse tra di loro alcunché che possa venire da loro divorato, così avverrebbe degli avari e dei malvagi. Così non è possibile che la pace sussista se non prospera prima la virtù. Costruiamo una città, se lo vuoi, per tutti gli avari, e tutti abbiamo uguali prerogative, e nessuno condanni l’ingiustizia, ma tutti commettano ingiustizia: può sussistere quella città? No certo! E hanno pace gli adulteri? Non ne troveresti neppure due che vanno d’accordo. E ancora, non c’è altra causa di ciò se non che l’amore si è raffreddato; e il fatto che l’amore si è raffreddato è la causa per cui sovrabbonda l’iniquità. Ciò conduce all’egoismo, lacera e divide il corpo, lo fiacca e lo fa a pezzi. Ma dove vi è la virtù, essa agisce all’opposto: l’uomo virtuoso è superiore alle ricchezze. Perciò anche se mille vivessero in povertà, possono essere pacifici; ma gli avari, anche fossero due soli, non possono mai essere in pace… Perseguiamo l’amore (1Cor 14,1). L’Apostolo non ha detto semplicemente “amiamo”, ma “perseguiamo”. C’è bisogno infatti di una grande cura: presto svanisce, è veloce a recedere: molte cose nella vita gli sono esiziali. Se però lo perseguiamo, non riuscirà ad allontanarsi, ma subito lo trarremo a noi. L’amore di Dio ha unito la terra al cielo; l’amore di Dio ha posto l’uomo sul trono regale; l’amore di Dio ha mostrato Dio sulla terra; l’amore di Dio ha reso schiavo il Padrone; l’amore di Dio ha fatto sì che per i nemici fosse sacrificato il Prediletto, per gli odiatori il Figlio, per i servi il Padrone, per gli uomini Dio, per gli schiavi il Libero. E non si è fermato qui, ma ci ha chiamati a beni più grandi: non solo ci ha liberati dai precedenti mali, ma ci ha promesso di darci molto di più. Ringraziato Dio di tutto ciò, seguiamo ogni virtù e con ogni cura avanziamo nell’amore, affinché siamo degni di raggiungere i beni promessi, per la grazia e la bontà del Signore nostro Gesù Cristo; e a lui col Padre e lo Spirito Santo gloria, potenza e onore, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
 
(Giovanni Crisostomo, Omelie sulla lettera agli Efesini, 9,3-4)